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Agosto 2018

Frutti di bosco surgelati: nuova ondata di epatite A

Dopo 5 anni la memoria torna a un caso che aveva sconvolto tutta Europa: 1.787 persone colpite in Italia dall’epidemia di epatite A.

Come spesso accade nel nostro paese l’assenza delle dovute informazioni e sottovalutazione del rischio hanno causato un aumento esponenziale dei casi di contagio.

In Italia ci sono state 3 ondate di patite A dovute al consumo di frutti di bosco, nel 2014, nel 2015 e nuovamente in questi ultimi mesi del 2018.

La partita di fragole infette sono provenienti dalla Polonia. A lanciare l’allarme per i rischi ala salute dei cittadini europei è stata l’Agenzia per la sanità pubblica svedese (Folkhälsomyndigheten),  che ha immediatamente individuato la fonte dell’infezione. Tutti i casi avevano, infatti, in comune frullati o dessert contenenti fragole importate congelate che non erano state riscaldate prima del consumo.

In Italia l’epidemia causata dai frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A aveva già colpito in pochi mesi 1.787 persone ed oggi si traccia un nuovo quadro ancora più preoccupante. Tuttavia vi è un lampante contrasto tra quanto affermato dagli organismi stranieri ed i comunicati ufficiali del nostro paese. Secondo un documento ufficiale diffuso dal Ministero della salute “la situazione di crisi si deve considerare superata considerando la riduzione dei casi di malattia riconducibili al consumo di frutti di bosco surgelati”.

La sensazione è che si sia fatto di tutto per soffocare le notizie e purtroppo il sistema ha funzionato. Sono stati pochi i siti che hanno seguito sin dall’inizio questa triste vicenda e, più di una volta, hanno dovuto superare silenzi e barriere burocratiche i per avere notizie. Per rendersi conto della gravità l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha diffuso un dossier sull’epidemia.

 Non è però semplice circoscrivere l’allerta perché, in teoria, potrebbero essere a rischio anche i prodotti che utilizzano fragole non lavorate. Il virus dell’epatite A è in grado di resistere in cibi e superfici contaminate per diversi anni a temperature di -20°C. Per questo il rischio si potrebbe nascondere anche in alimenti che ne prevedono l’uso come ingrediente. E che non hanno subito cottura. Tra questi:

– yogurt (con fragole)

– torte (guarnizione)

– pasticcini (guarnizione)

– gelato (al gusto di)

– frullati (al gusto di)

-centrifughe (con i frutti)

Il virus si rivela molto debole nei confronti della cottura. A 100° bastano 3 minuti per distruggerlo. E questo mette al sicuro i prodotti che contengono derivati da frutti di bosco, ottenuti con la cottura degli stessi.

Chiaramente andrà poi posta particolare attenzione al lavaggio dei contenitori e degli utensili usati per maneggiare i frutti di bosco scongelati, in modo da evitare contaminazioni crociate.

 

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